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10 March, 2010

E' qui la festa?



La pagina intro del sito ufficiale è ancora ferma allo scorso anno ma il Festival Internazionale del Film di Roma diretto da Piera Detassis lavora alacremente per la nuova - la quinta! - edizione a fine ottobre. E nel tentativo di trovare la formula giusta per un festival metropolitano, bilanciato tra le diverse esigenze spettacolari, culturali, d'interesse per gli addetti ai lavori e, last but not least, politiche (cosa che, detto tra parentesi, non era riuscita neanche all'inventore Walter Veltroni) è incappato in un incidente di percorso che sta rischiando di compromettere pesantemente gli equilibri interni ma anche la percezione esterna che si ha del festival. La notizia, lanciata con grande tempestività da Valerio Cappelli sul Corriere della Sera in Cronaca di Roma (a cui è seguito un articolo molto critico sulla direttora), è che il consiglio di amministrazione del festival ha deciso di "razionalizzare" la sezione "L'Altro Cinema - Extra" curata fin dall'inizio con determinazione e successo (troppo da provocare invidie?) da Mario Sesti portandone i film, esclusivamente documentari (definizione che dovrebbe essere oggi più che mai, e giustamente, indefinibile), da 29 a 12, e riducendo gli incontri con gli autori. Ciò che poteva rimanere all'interno di una logica di organizzazione interna della manifestazione capitolina (cosa che peraltro era già successa lo scorso anno facendo titolare un articolo dello stesso Cappelli sul Corsera così: "Roma, più ricco il Festival «dimagrito»") è stato vissuto come un attacco personale, al limite del mobbing, a Mario Sesti che ha un contratto a tempo indeterminato e quindi dorme sonni tranquilli e che comunque su tutta questa vicenda non si è sapientemente fatto sfuggire una sola parola (almeno fino ad oggi quando sul suo profilo di Facebook ha rilanciato il gruppo "non toccate EXTRA!" - molto critico - che si è creato a sostegno della sua sezione).
Il CdA, questo il dato politico forte e bipartisan ("Ma che cos'è la destra, cos'è la sinistra...) per la prima volta non ha votato all'unanimità con Gianluigi Rondi, Luca Barbareschi (Comune di Roma), Francesco Gesualdi (Regione Lazio) e Massimo Ghini (Provincia di Roma) a favore della riorganizzazione proposta da Piera Detassis (che in un articolo di Leonardo Jattarelli su Il Messaggero ha smentito il ridimensionamento degli incontri con gli autori di "Extra" e ha parlato di "razionalizzazione" di tutti i film in concorso), contrario Carlo Fuortes (Musica per Roma) e astenuto Piero Abbate (Camera di Commercio).
A questo punto la partita, in vista anche delle elezioni, sta diventando tutta politica (Regione, Comune, Provincia: l'un contro l'altro armato, e Michele Anselmi su Il Riformista di oggi lo evidenzia bene) che è il vero punto debole del Festival di Roma. Perché sia l'inizio che la fine di questa manifestazione, che in un pugno di anni ha già cambiato direzione, assetto, nome, si è giocato e si gioca tutto su questo terreno. Scivoloso.

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