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20 November, 2009

In prima linea


Da poche ore ha iniziato a camminare con le proprie gambe. Finalmente libero e liberato.
Sembrerà strano ma parliamo di un film: La prima linea di Renato De Maria. Come si dice in questi casi, sarà il pubblico a giudicarlo (anche se i primi risultati al botteghino non sono incoraggianti). Purtroppo al di là dell'aspetto cinematografico. Che è passato, passa e passerà in secondo piano. Paradossalmente un bene per un film che, formalmente, non vola certo alto. Ma che invece si laurea a pieni voti sul contenuto. (S)contentando tutti. In primis Sergio Segio autore di quel Miccia corta da cui, liberamente (troppo secondo colui che fu "il comandante Sirio", tra i fondatori di Prima Linea, l'organizzazione armata di estrema sinistra attiva negli anni Settanta), il regista ha tratto il film. Mentre per i sei membri della Commissione per la cinematografia del Mibac (Rosaria Marchese, Antonio Ferraro, Enrico Magrelli, Francesco Gesualdi, Oscar Iarussi, Dario Viganò) si tratta di un "film che non lascia alcun dubbio sul giudizio che di fatto esprime e una rappresentazione senza eroi, né positivi né negativi, dove lo sguardo vuoto dei protagonisti esprime, con lucida freddezza, la solitudine dell’autoemarginazione". Più articolato, ma anche cinematograficamente più confuso, il pensiero di una vittima del terrorismo come Benedetta Tobagi che spiega perché La prima linea non sappia raccontare il terrorismo anche "per la mancanza dello sforzo di ricostruzione complessiva de La Banda Baader-Meinhof "(sic!).
Tre diverse letture, quelle appena citate (ma Il Corriere della Sera ha anche pubblicato una toccante testimonianza del figlio del giudice Galli il cui assassinio nel film non è mostrato perché è stato scelto "solo" quello del collega Alessandrini), che rispecchiano i tre punti di vista, apparentemente inconciliabili, del carnefice, della vittima e dello Stato. Quest'ultimo ha avuto modo di condizionare la realizzazione del film perché il produttore Andrea Occhipinti ha richiesto un finanziamento alla Direzione generale per il cinema, generando così una delle più ridicole querelle degli ultimi anni.
In estrema sintesi ci si è chiesti: può lo Stato partecipare economicamente a un film che parla di terrorismo da un libro d'un terrorista? E i familiari delle vittime? La risposta, nell'anno domini 2009, è stata no. E tralasciamo l'iter burocratico impazzito e surreale che è culminato con due colpi di scena: un comunicato stampa quantomeno illogico del ministro Sandro Bondi (è un buon film ma non va finanziato...) e la conseguente rinuncia di Occhipinti ai soldi dello Stato che, comunque, gli ha riconosciuto "l'interesse culturale nazionale" e l'ha giudicato, attraverso la Commissione di revisione cinematografica, un film "per tutti".
E quindi ora "tutti" potranno giudicare e magari capire perché un film sulla banda di criminali di Prima Linea abbia generato tutte queste polemiche che non ricordiamo però, ad esempio, per Romanzo criminale di Michele Placido sulla Banda della Magliana con buona pace dei familiari di quelle vittime. Cos'hanno di diverso le due tipologie di criminali? L'ideologia. Che invece di essere un'aggravante è vista spesso come un'attenuante. Quantomeno da capire, analizzare, interpretare e, infine, giustificare. Ed è questo che spaventa tutti: carnefici, vittime e Stato. Ma non gli spettatori. Perché La prima linea di Renato De Maria questo difetto almeno non ce l'ha.

8 comments:

Anonymous said...

Ho letto l'articolo della Tobagi, ed anch'io trovo singolare il riferimento a "Banda Bahader Meinhof", un film estetizzante che non spiega un bel nulla del terrorismo e si è concentrato soprattutto nella scelta del cast, una meglio gioventù tedesca del cinema under 30 anni.

Anonymous said...

trovo vergognoso che il Ministero abbia rifiutato il finanziamento ad un film importante sulla recente Storia d'Italia, costretto a cercarsi i finanziamenti in Belgio, ed abbia invece finanziato orribili film che nulla hanno di culturale come Il seme della discordia e Ce n'è per tutti, i quali (guarda caso) sono entrambi targati Medusa.

Pedro Armocida said...

Caro/i lettore/i,
sono d'accordo con te/voi su tutta la linea. "La banda Baader Meinhof" ha il solo pregio di inquadrare storicamente un gruppo di criminali ma come dici bene tu è "estetizzante" e quindi moralmente, oltre che cinematograficamente, deplorevole.
Comunque per capire appieno il pensiero di Benedetta Tobagi sulla faccenda è meglio attendere l'uscita del dvd del film con il libro, da lei curato (e presentato da poco al Saturno International Film Festival), "Lo spettacolo della violenza. Terrorismo tedesco e cinema" (2009, Feltrinelli).
Per quanto riguarda i finanziamenti del MiBac ci sarebbe da scrivere un libro ma probabilmente sarà l'oggetto di un post. E, comunque, anche su questo sono d'accordo con te/voi. Tranne sul fatto che è troppo facile criticare l'operato della Commissione una volta visto il film. Loro lavorano sulle sceneggiature. E inoltre, ti/vi assicuro, che il film sia targato Medusa non vuol dire nulla.

Anonymous said...

i risultati al botteghino di Prima Linea mi sembrano più che incoraggianti: 635.098€ d'incasso e 110.000 spettatori in soli 10 giorni, nonostante tiratura e marketing limitati e nonostante esca per un distributore indipendente come Lucky Red (non 01 o Medusa insomma). La scorsa settimana è stato l'unico film italiano nella Top10, che vedeva l'uscita di blockbuster come twilight e 2012, e questa settimana è ancora in Top10. Ai dati confortanti del botteghino si aggiungono le critiche positive di stampa e soprattutto degli spettatori, che l'hanno apprezzato all'unanimità come avvenne per Romanzo Criminale.

Pedro Armocida said...

Caro lettore,
sugli incassi al botteghino io ho solo dato conto di una tendenza non incoraggiante che addirittura lo stesso produttore Occhipinti registrava nel primo fine settimana di uscita [«La verità? Il cinema d'autore con tematiche forti non attira. Il pubblico preferisce vedere kolossal americani, commedie e mélo. (...) evidentemente qualcosa s'è inceppato nel rapporto tra pubblico e film d'impegno: posso dirlo per esperienza, avendo distribuito titoli come ‘Mare dentro’, ‘I lunedì al sole’, ‘Paranoid Park’»].
Poi ci sono i dati secchi che tu riporti correttamente. Ma chi segue il box office sa bene che se un film nel primo weekend fa 600mila Euro e 100mila nel secondo, è clinicamente morto in sala.
E lasciamo perdere la bassa tiratura e il marketing limitato, si trattava di uno dei film italiani più attesi dell'anno, con la coppia (Mezzogiorno+Scamarcio) più richiesta del nostro cinema, che ha riempito le pagine dei giornali.
Aveva tutti i numeri giusti, evidentemente qualcosa non ha funzionato...
P.S. Sull'apprezzamento unanime mi permetto di segnalare almeno Goffredo Fofi che del film ha scritto: "Cinematograficamente morto". Per tacere di Fabio Ferzetti sul Messaggero ["La prima linea delude perché ricorre a iconografie scadute (...) Insomma semplifica, omette, banalizza, rimanda ad altre fonti. E lascia tutto sulle spalle degli attori, che in mancanza di un racconto più solido e circostanziato non possono fare miracoli. Un'occasione mancata"].

Anonymous said...

il film non ha incassato 600.000€ il primo weekend e 100.000€ il secondo, bensì ha incassato 300.000€ il primo weekend, 150.000€ tra lunedì e giovedì, e altri 200.000€ questo secondo fine settimana. In altre parole Prima Linea tiene molto bene, tanto che il film è costantemente in Top10. Probabilmente Occhipinti si aspettava un exploit ancora maggiore sull'onda delle polemiche per il mancato finanziamento del Ministero. Infatti l'unico marketing è stato sfruttare la polemica: non una pubblicità, non un manifesto... La tiratura limitata non me la sono inventata, riporto i dati cinetel: 1) twilight 700 copie, 2) "2012" 550, 3) gli abbracci spezzati 350, 4) planet 51 250 copie, 5) nemico pubblico 250 copie, 6) l'uomo che fissa le capre 210 copie, 7) up 200 copie, 8) Prima Linea 150 copie. Guarda caso la classifica "per incasso" rispecchia quella "per tiratura". Prima Linea ha la stessa media/sala di Nemico Pubblico. Magari con il finanziamento del Ministero la Lucky Red si sarebbe potuta permettere un'uscita "hollywooddiana" in almeno 300 copie.

Pedro Armocida said...

Caro lettore,
il mio post voleva essere più 'politico' e non legato al botteghino. Che, in verità, ho toccato solo per dovere di cronaca.
Ora, si può giocare come si vuole con i numeri ma è evidente che La prima linea sia stato un mezzo flop in sala. Che, sappiamo bene, rappresenta solo una parte degli incassi. Sono sicuro che il film "terrà", non al cinematografo, ma nel tempo, nell'home video, in tv...

Anonymous said...

Bondi ha annunciato a 'Il Giornale' la sua proposta di lasciare il finanziamento diretto solo per le opere prime e seconde. Dopo la disastrosa legge Urbani, che di fatto ha distrutto i produttori indipendenti e favorito chi ha le tv dietro (01 e Medusa), questa legge taglierebbe definitivamente fuori i piccoli lasciando i finanziamenti a chi già ha le spalle grandi per poter lanciare opere prime (e visto che questi i soldi già ce li hanno non si capisce perché debbano "scommettere" quelli soldi nostri). Ma non sarebbe più giusta una legge che dia i finanziamenti solo agli indipendenti, ai piccoli che non hanno le tv dietro, che hanno dimostrato di avere grandi idee, hanno lanciato giovani che hanno visto Oscar e Palme d'Oro, e che sono in enorme crisi? Che senso ha aiutare economicamente Medusa e 01 che oggettivamente non hanno bisogno di alcun aiuto economico?