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02 May, 2010

Cornuti e mazziati



Per un attimo mi ero illuso. Durante la proiezione di Draquila mi era sembrato che finalmente Sabina Guzzanti si confrontasse con l'altro da sé. Una parte del suo film, la migliore peraltro (sarà un caso?), è infatti dedicata all'ascolto degli aquilani terremotati. Purtroppo però molte di queste interviste vengono costruite ad arte per far apparire il sorriso - forse più un ghigno sinistro - da razza superiore nel pubblico di riferimento della Guzzanti che andrà a vedere Draquila per sentirsi dire quello che già sa. (Le certezze granitiche fanno bene allo spirito e alla mente. Ti coccolano, ti danno sicurezza, senso di appartenenza...). Sì perché se c'è qualcuno che è letteralmente stregato da una persona che si chiama Silvio Berlusconi (paradigmatica la testimonianza di una signora che in cuor suo sogna di incontrarlo anche perché - chissà mai e poi lei ha la sua stessa età - magari da cosa nasce cosa...) questo è dovuto al ruolo della tv ("Non sarà la tv?", "Non sarà la tv?", e alla fine l'intervistato di turno: "Sì sarà la tv") o dal fatto che essendo terremotati si è psicologicamente più deboli. Così la commozione di una persona che nel suo nuovo appartamento della new town s'è trovata tutta una serie di oggetti a cui non avrebbe mai immaginato che qualcuno potesse pensare (ad esempio lo scopino del water) genera di riflesso un sorriso malevolo, superiore. Bisognerebbe riflettere su questo riflesso, soprattutto se incondizionato.
Certamente non è mai amabile uno Stato che si identifica con il Capo del Governo (e viceversa), a nessuna latitudine e in nessuna epoca. Ma Berlusconi ha sempre avuto un ascendente popolare che gli ha consentito, nel bene e nel male, di condizionare la recente storia della nostra Repubblica. E il carisma fa oramai (ma è stato così sempre) intimamente parte del gioco politico. Quindi che senso ha di fronte a questa realtà, coniare - come fa la Guzzanti - il termine di "stronzacchione"? L'insulto stona soprattutto perché questa volta "Draquila" sembra volare un po' più in alto rispetto alle opere precedenti della regista. E' evidente però che la Guzzanti ha un pubblico di riferimento in cui insufflare il suo verbo. Va bene così. E' giusto così.
Ma rimane l''impressione iniziale: la Guzzanti non sembra ancora del tutto pronta a capire, se non accettare, l'altro da sé. Un'evidenza corroborata anche dal fatto che ai giornalisti italiani non è stato concesso interloquire con la regista (almeno fino al festival di Cannes, ma allora perché far uscire una settimana prima il film in Italia?). O, più precisamente, non a tutti i giornalisti. Difatti il giorno dopo la proiezione del film alla stampa, cioè ieri, La Repubblica aveva in esclusiva un'intervista alla regista. Mentre oggi Il Fatto Quotidiano ospita un lungo articolo vergato proprio dalla Guzzanti. Bene, ogni artista è libero di scrivere dove vuole, farsi intervistare da chi vuole, insomma gestire la sua immagine - così si usa dire, no? - come meglio crede. Certo il concetto di esclusività inizia a diventare fastidioso quando chi lo promuove racconta che viviamo in un Paese in cui le libertà fondamentali dell'individuo sono a rischio, per prima quella di stampa. Ma Sabina Guzzanti non cela certo le sue intenzioni, l'inizio del suo articolo su Il Fatto è in questo senso palese e disarmante: "Cari lettori del Fatto – come si dice target del mio stesso target – scrivo qui per annunciarvi personalmente che Draquila è pronto e vi attende nelle sale".
Vi annuncio personalmente? Target del mio stesso target? Ancora una volta va scomodato il Nanni Moretti di Palombella rossa: "Come parla?! Come parla?! Le parole sono importanti. Come parlaaaaaaaaaa?!".